Cronache di una visione d’insieme

Ci incamminammo verso il mare e parlammo ore e ore, ridendo e giocando. Mi fermai d’un tratto e mi stesi a terra ad osservare la finezza della sabbia ed i suoi più piccoli particolari.
Era da quando avevo cinque anni che non mi fermavo a farlo. Che strano era l’odore della sabbia, mentre un alito di vento circondò la mia faccia di un piacevole brivido, graffiandomi il cuore. Tale sensazione, tirò fuori dal mio corpo l’anima di un vecchio pirata, troppo stanco e pigro per scacciare con il calcio del suo archibugio i gabbiani che gli si avvicinavano.
Un paguro con disperazione si aggrovigliava alla sua coclea, cercando di non farsi trascinare dalle onde che, inesorabilmente, davanti ai miei occhi si avvicinavano.
Lì mi accorsi che lei mi stava guardando con fare strano, come se avesse capito cosa mi passava in testa.
Mi si avvicino e mi abbraccio, come una mamma fa con il suo bambino e nello stesso tempo, con l’intensità e confidenza di un compagno di viaggio da lungo tempo.
Un raggio di sole mi colpì e lì capii cosa era la luce. Finalmente mi rialzai, sporco di sabbia, ma contento perché finalmente avevo capito il senso della vita.

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