Avventure reali e surreali di un viaggiatore solitario a Berlino – ultima parte

Dedicato Al professor Bissanti – C’è una differenza sostanziale, nelle città, tra spazio reale e spazio percepito. Ognuno di noi ha una percezione tutta sua degli spazi che sono presenti e li vive e li sente, in maniera diversa 

Ore 9.00 della domenica. Mi approccio mentalmente alla giornata, con un arma in più. Due guanti che finalmente ho comprato il giorno prima.

Le mie mani mi ringraziano calorosamente, nel senso letterale del termine.

Ripasso per l’ennesima volta davanti al “dente bucato” e visito per un  attimo la chiesa nuova di forma cilindrica. Niente di che. Mi approccio a Grober Tiergarten, il giardino che avevo appena toccato, il giorno precedente, prima della visita al campo di concentramento. Il freddo è più sopportabile e non per i guanti. La legge di Murphy colpisce ancora. Comprati i guanti, la temperatura si fa leggermente più mite. Un classico.

Saluto, dato che ci passo, la mia amica capra, conosciuta il giorno precedente, con la manina. Lei mi ricambia  con un verso gutturale, che non vi saprei imitare, ma che si diffonde nell’aria con un po di eco. Manco ci fossero le montagne nei dintorni.

Percorrere tutto il giardino, significa tre km circa di percorso, che finisce alla porta di Brandeburgo. Le modalità di attraversamento sono due. Uno tramite la strada principale. Strada grandissima con zona carrabile a due corsie da un lato e dall’altro, con passaggio pedonale. Altra alternativa, farsela per i vialetti alberati, in mezzo al parco. Scelta ovvia. Vialetti in mezzo al parco.

E’ piacevole attraversarli e lo sarebbe ancora di più se facesse più caldo. Attraverso fiumiciattoli ghiacciati, bello coperto, mentre i berlinesi, come se fosse niente, corrono per il parco con abbigliamento che noi, al sud, utilizzeremmo penso a venti grandi centigradi. La temperatura nonostante sia più sopportabile, è  comunque intorno allo zero. Arrivato a metà parco mi reimmetto nella strada principale trafficata in mezzo al parco. Sosta obbligatoria per vedere la colonna della vittoria (immagini e localizzazione nella mappa sotto). Fu progettata nel 1864 da Heinrick Strack, per commemorare la vittoria della Prussia nella guerra  prussiano-danese. Inaugurata il 2 settembre 1873, è uno dei monumenti più famosi di Berlino.

Le foglie secche degli alberi che svolazzano intorno a questo monumento lo rendono ancora più maestoso. Finalmente un monumento pre 900 valorizzato dal verde del parco.

Riprendo il cammino in mezzo ai vialetti, percorrendo la seconda metà del parco. L’idea è quella di immettermi all’ultimo e farmi sorprendere dalla visione della Porta di Brandeburgo, uno dei “must” della visita di Berlino. Nel mezzo del percorso un corvo enorme  mi guarda con aria perplessa. Avrà capito che non sono del luogo. Una sensazione un po di angoscia mi sorprende. Quegli occhi sospettosi, fissi su di me, li sento decisamente addosso.

Guardo la mappa e rientro di nuovo sulla strada principale. Mi gusto finalmente la visione della Porta di Brandeburgo, che come si avvicina imponente a me.

La mia vista viene distratta un attimo, da due piedistalli in marmo enormi, con sopra due carri armati, che si vede che sono di origine sovietica. E’ il mausoleo in onore ai militari sovietici (immagini e localizzazione nella mappa sotto), caduti durante la battaglia per la conquista di Berlino nel 1945. Un mausoleo bellissimo, immerso nella pace del  Grober Tiergarten.

Il silenzio mi coglie di sorpresa.

Siamo in fondo a due passi dalla strada trafficata che attraversa il giardino.

Il primo pensiero che mi viene in  mente è come i sovietici, nel mausoleo, vengano raffigurati come eroi perfetti e senza macchia. Mi ritornano le parole che la guida del campo di concentramento, aveva pronunciato riguardo alla gestione dal 1945 al 1950 del campo di concentramento, da parte dei sovietici. I prigionieri del campo, avevano avuto lo stesso tasso di mortalità del periodo di gestione nazista. Ogni regime ha i suoi peccati ed è tutt’altro che perfetto, a prescindere da quello che vuole far credere la propaganda.

La porta di Brandeburgo (immagini e localizzazione nella mappa sotto) mi chiama. Eccola davanti ai mie occhi. La visione di quella porta, simbolo di Berlino. I corvi svolazzanti sopra la mia testa, sembrano quasi guidarmi nel percorso con il loro versi. Secondo me, mi stanno prendendo in giro

Vedi quell’Italiano lì, tutto imbaccuccato. Che ci sei venuto a fare?

Forse è questo che dicono tra di loro. Ma ecco che i concittadini, sono lì a darmi man forte. Gli italiani che fino al giorno prima, sembravano non essere una grossa presenza in città, ecco che spuntano con le loro macchine fotografiche, peggio dei giapponesi. Ed io mi adeguo. Sento due uomini parlare con accento del nord italia e scusate, dopo giornate intere a parlare solo pseudo inglese, un po di calore di casa mi scorre nelle vene. Chiedo ad uno di loro di farmi una foto di forte alla porta. Mi risponde:

Posso mai negare una foto ad un mio compaesano pugliese?

Devo dedurre che il mio accento “linobanfesco,” si sente. Mi faccio una risata. Mi spiega che è del nord ma lavora a Foggia. Un tipo simpatico. Alla fine il tipo decide di farsi una foto con me, con l’amico che lo sfotte:

Che c’entri tu con la foto?

E’ inutile, gli Italiani, li riconosci tra tutti. Ci sorridiamo, scherziamo un po e quell’incontro fugace si rivela simpaticissimo.

Li saluto e proseguo in direzione Parlamento.

Una striscia a ricordare dove era presente il muro mi riporta, sempre e costantemente a quello che era Berlino fino a pochi anni prima. Incredibile. Sembra passato un secolo. Deve essere cambiata molto. Sarebbe stato bello vederla prima e dopo, penso. La percezione della realtà della città sarebbe stata completamente diversa.

Purtroppo il parlamento lo vedo solo da fuori. Mia mancanza. Dovevo prenotare dall’Italia. Ecco uno dei pochi difetti di gironzolare senza un programma iper dettagliato, per le capitali Europee. Mi dirigo di nuovo in direzione della strada principale del centro di Berlino, Unter Den Linten, che avevo visitato, in parte ed in notturna il giorno prima. Scorgo la pubblicità di una mostra multimediale (immagini e localizzazione nella mappa sotto) che mi attira, che è a due passi dalla porta di Brandeburgo. Una mostra che racconta in una sala circondata da schermi su tre dei quattro lati, la storia di Berlino degli ultimi 300 anni. Lo spettacolo di 20 minuti di durata, è bellissimo, coinvolgente. Gli schermi animati e gli effetti sonori, ti danno l’idea della città che ti cresce intorno. Un unica pecca. Lo spettacolo termina con i festeggiamenti a Berlino, dei mondiali vinti nel 2014. Un evento, che onestamente non ha inciso più di tanto con la storia della città. Di piè pari invece è stata saltata, la parte dei mondiali di casa del 2006. Quel mondiale, ha portato sicuramente Berlino ad un rimodernamento per accogliere la manifestazione. Incomincio a pensare che i Tedeschi abbiano deciso di cancellare dalla loro memoria quel mondiale.

Mi sento, ironicamente, da Italiano, un poco in colpa.

Credo che sia uno dei motivi, per cui, magari, ai tedeschi siamo stati poco simpatici negli ultimi anni.

All’uscita dello spettacolo, sorrido ironicamente all’addetto all’accoglienza dello spettacolo, che mi sorride di rimando, forse capendo cosa stessi pensando.

E’ arrivato il momento di proseguire il mio cammino per Unter Den Linten. Arrivo fino al Duomo di Berlino. Finalmente è aperto. Decido di visitarlo. Altro posto must da vedere. Bellissimo. La cosa più bella è salire lungo la cupola, che comunque mi dà molto di cupolone di Roma e vedere Berlino dall’alto (immagini e localizzazione nella mappa sotto). La sensazione è quasi di volare sui cieli iper-moderni della città.

L’isola dei musei è lì vicino. Due o tre musei che sarebbero interessanti, ma non mi attirano tantissimo. Pensavo di perdere più tempo in questo giro.

Beneeeee

Allora penso

Improvvisiamo ancora

La mia fidata guida mi fa notare che c’è un altra mostra multimediale sulla storia della città, non molto distante dal mio albergo e sotto il posto dove è presente la mostra, un bunker costruito negli anni 60 per proteggere la popolazione da eventuali attacchi nucleari americani. Penso:

Sti tedeschi, con le mostre multimediali, ci sanno fare. Due su due sono state stupende. Andiamo

Mangio qualcosa al volo, vedo dall’esterno le strutture dei musei e mi dirigo verso Alexander platz, che è lì a due passi. Prendo la metropolitana fermata Uhlandstrasse a sud ovest della città. La mostra Story of Berlin (immagini e localizzazione nella mappa sotto) è carina, ma dopo che mi sono “leccato i baffi” con le mostre multimediali The Wall – Asisi e quella sulla storia di Berlino vicono alla Porta di Brandeburgo, mi rendo conto che le mie aspettative erano altissime e sono state un po deluse. Da non perdere assolutamente, è il giro per il Bunker che è presente sotto il luogo della mostra (immagini e localizzazione nella mappa sotto). Dovevo attendere un ora per fare un giro con una guida inglese. Sembra che quelle Italiane non ci fossero. Ma ovviamente, il mio intento è vedere il più possibile, è sta  per partire un giro con una guida turistica tedesca. Chiedo se posso partecipare ad uno degli addetti. Mi risponde affermativamente. Faccio finta di capire quello che dice. Sono curiosissimo.

Scendiamo sempre più in profondità e la sensazione di claustrofobia si fa sempre più forte.

Meno male che non ho problemi da quel punto di vista

Penso.

Ci sono molti cartelli che spiegano, in inglese le diverse parti del bunker. La visita è interessantissima. Le cucine, le cuccette, dove dovevano dormire quasi 2.000 persone, gli impianti dell’aria e dell’acqua, i bagni, le medicherie. Tutto organizzatissimo. Capisci quanto era alta la tensione negli anni 60. Il centro commerciale sopra il bunker aveva fatto un accordo con il governo, per costruire a proprie spese il bunker che stavo visitando.

Hai proprio la sensazione, visitandola, alle sole luci delle lampade del bunker, che tu stesso da un momento all’altro.,  stai per trasferirti e viverci lì per un lungo periodo di tempo.

Ne sono rimasto veramente colpito. Ultimo giro della giornata. E’ pomeriggio inoltrato e la stanchezza si fa sentire. Ma la mia voglia di scoprire la città è più forte. Devo decidere dove andare. Alla fine mi sposto con la metropolitana in direzione nord est della città. Quartiere di Pankow, dove dalla guida si dice si respiri ancora un po, l’aria pre caduta del muro. Onestamente questa cosa non l’ho avvertita, ma la visita al quartiere merita. All’interno dello stesso vi è un ex birrificio (immagini e localizzazione nella mappa sotto), nel cui atrio vi sono luci appese, chioschetti, braci per riscaldarsi. L’allegria aleggia nell’aria. Mi da molto di Oktoberfest. In effetti sarebbe carino rimanere lì, in notturna e se dovesse ricapitare di tornare a Berlino, sicuramente, il primo giro notturno lo farei lì. E’ un posto bellissimo. Da vivere.

Sono troppo stanco però. E’ arrivato il momento di tornare dalle parti dell’albergo. Mangiare qualcosa di serio ed andare a nanna. Domani mi aspetto l’ultima mezza giornata di visita ed il ritorno nella mia beneamata Bari.

Il giorno successivo, ho poco tempo. Decido quindi di visitare lo zoo di Berlino che è a due passi dal mio albergo e dalla stazione da cui poi partirò in direzione aeroporto. Alle 9.00 del mattino sono all’ingresso dello zoo (immagini e localizzazione nella mappa sotto). E’ l’orario di apertura e ci siamo solo io ed un paio di scolaresche.

Mi sembra di essere tornato bambino.

Un giretto tra le gabbie degli animali. Gli ippopotami in ambienti chiusi e climatizzati, lo stesso i rinoceronti, ma ci sono animali tipo, i dromedari, che girano al freddo ed al gelo nelle loro gabbie all’aperto. Foto di rito con i miei animali preferiti, che da tradizione quando vado allo zoo vado a cercare. Le lontre.

Si, lo so. Sono pazzo

Saluto le mie amiche caprette, che negli ultimi giorni avevo visto dall’esterno dello zoo.

Mi ha fatto, onestamente un po di tristezza questo giro. Un po perché l’avventura Berlinese sta per terminare ed un po per i tristissimi animali in gabbia. Con i bambini però è un posto da visitare.

Ormai devo partire. Mi dirigo con il treno in direzione aeroporto. Nell’attesa dell’imbarco dell’aereo continuo a scrivere questa storia. Gli italiani sono tantissimi e mi sento già a casa , ancora prima di partire. Il viaggio fila liscio e la maschera anti gas che avevo comprato qualche giorno prima, passa i controlli senza grossi problemi. Il mio timore, onestamente era di passare per terrorista.

La cosa forte è i rientro a Bari. Stanchissimo, vengo fermato da un finanziere che mi fa:

Niente da dichiarare? Ma lei è Italiano?

Così siamo passati dall’essere riconosciuto a Berlino come Pugliese, al non essere riconosciuto come Pugliese a Bari.

Forse sto diventando, anche io un po cittadino d’Europa e mi si legge in faccia.

Questa è la mia domanda ironica, interiore.

I toni sono poco simpatici da parte del finanziere. Mi ricorda un po come volto, la persona che a Berlino il primo giorno, aveva fatto finta di non sentirmi, alla mia richiesta di informazioni (vedi prima parte della storia). Della serie che tu sia tedesco, Italiano o di qualunque altra nazionalità, alla fine persone simpatiche e meno simpatiche le trovi sempre.

Come ero partito, così torno da solo. La metropolitana mi conduce alla stazione centrale di Bari. La mia casa, non dista molto a piedi da lì.

La mia sensazione, dopo essere stato qualche giorno a Berlino, è di percepire la mia città in maniera diversa. Non saprei spiegarvi se la cosa è positiva o negativa. Alcuni spazi intorno a me sembrano più piccoli. Noto maggiormente alcuni dettagli comportamentali delle persone intorno a me. La varietà del genere umano mi è ancora di più sotto gli  occhi. Anche casa mia sembra diversa o forse la verità, è che ogni viaggio ti cambia. Torni diverso da ognuno di esso e se l’esperienza è forte, questa sensazione di diversità è ancora più accentuata.

Torno sicuramente arricchito dalla visita di una città che vuole nascondere, secondo me, un po troppo il suo scomodo passato. E’ comprensibile. Non molto città sono state così martoriate negli ultimi centinaia di anni, come Berlino. Una città da visitare. Una città da vivere nella sua iper-modernità e nella sua capacità, provata dalla storia, di reagire prontamente e veementemente alle difficoltà. In questo i Berlinesi ed i tedeschi hanno tutta la mia stima.

Udito – Musica consigliata: Birdy – 1901

Gusto: birra

 Olfatto: birra

Tatto: pietra

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