Se potessi scegliere, decideresti di non soffrire?
La maggior parte delle persone, compreso me, d’istinto, risponderebbero :
“Che domande sono? Certo, che sceglierei di non soffrire.”
Pensaci un attimo. Realmente sarebbe una cosa buona, se tu non provassi mai, sofferenza?
Se ti soffermi a ragionare, a breve termine, lo “spegnimento” del bottone della sofferenza, ci porterebbe enormi benefici, anche fisici.
Ma se estendessi, i tuoi ragionamenti al medio e lungo periodo?
Che cosa porta evoluzione al mondo? che cosa, ti ha portato, principalmente, a crescere e maturare? Cosa ti ha portato, nel tempo, ad essere una persona migliore?
nella maggior parte dei casi, sono proprio i momenti negativi, che ci fanno evolvere, più di quelli positivi.
L’affrontare la sofferenza e le situazioni più brutte, ci costringe a concentrarsi su noi stessi, a ragionare sui nostri bisogni, su ciò che realmente, ci serve e quello che non ci porta, da nessuna parte. E’ un percorso personale, che ognuno di noi fa, almeno una volta nella vita. Allora, se ci pensi,
se cambi la prospettiva della visione della sofferenza, potresti addirittura arrivare a pensare, che la sofferenza è una cosa positività.
Alla lunga, comprendi che, nella maggior parte dei casi, hai davanti, un opportunità di crescita. Un amico, mi ha preso per pazzo, quando una volta, in un momento estremamente negativo della mia vita, ho detto:
“Sto assaporando ogni secondo, della mia sofferenza”
Quando l’ho detto, pensavo in prospettiva, a quello che quella sofferenza, mi avrebbe portato. Maggiore consapevolezza di me stesso e evoluzione verso il miglioramento. Non dico che sia facile, pensarla e avere un atteggiamento del genere. Bisogna “lavorarci” su, ma ragionare in quest’ottica, ti porta a stare un po’ meglio, da subito ed abbassare il volume della parte negativa, della sofferenza, a vantaggio della parte positiva.
Vi faccio un esempio pratico ed estremo, a provocazione.
Lo sapevi che le evoluzioni tecnologiche maggiori, nel mondo, si sono avute nei periodi di guerra?
Hai mai sentito parlare di Shoah o del Programma “nazista di eutanasia” che sotto responsabilità medica, prevedeva, la soppressione di persone affette, da malattie genetiche inguaribili e dei portatori di handicap mentali?
Cosa c’è di più negativo, di decisioni e programmi del genere? Credo, pochissime cose.
Che ne pensate dei progressi della medicina e della capacità maggiore, di conoscere, i meccanismi sotto le malattie?
Credo che anche in questo caso, pochissimi penserebbero che questa cosa, non sia positiva.
Una maggiore conoscenza comporta, una maggiore capacità di affrontare il problema e di conseguenza, di ridurre la “sofferenza” di chi ha quello specifico “problema-malattia”.
Come sono collegate queste due cose?
“Le migliori tavole anatomiche di cui disponiamo, sono quelle realizzate in Germania, negli anni del nazismo. Ciò che sappiamo sul caldo e sul freddo, dipende dagli esperimenti fatti nei campi di concentramento. Per esempio, le scienze neuropatologiche. Un solo medico ed il suo gruppo, in quel periodo, arrivò a collezionare 697 cervelli umani, che sono stati studiati. Molto preziosi per la ricerca medica” (vedi il video di Paolini “Ausmerzen 9/12” da minuto 9.10 fino alla fine e “Ausmerzen 10/12” dall’inizio fino al minuto 1.28)
Pensateci quando vedrete, un libro di medicina, da ora.
Ovviamente, lungi da me, pensare che ci sia del buono, in quello che è stato fatto, né giustificare, comportamenti inaccettabili, da un punto di vista etico ed umano.
Pensate però, anche al fatto, che c’è chi, nella estrema negatività degli episodi, ha colto l’ “opportunità” di creare meno sofferenza negli anni successivi. Non solo, pensate, che dagli errori della seconda guerra mondiale, i ragionamenti fatti su quella sofferenza, ci hanno portato ad essere, per molti versi, delle generazioni “più evolute”, “più etiche” e “più umane”.
Ed allora mi viene da concludere, che alla fine, non possiamo evitare le sofferenze e gli errori. Fanno parte della vita nostra, degli altri e del mondo intero.
Possiamo però, cercare di rendere migliore il mondo nostro e degli altri, pensando in prospettiva e cercando di cogliere le opportunità positive, che sono nascoste, anche nelle sofferenze più estreme.